Tutela delle detenute madri e figli minori

L’Assemblea di Palazzo Madama, nella seduta antimeridiana del 30 marzo, ha approvato in via definitiva il ddl n. 2568 sulla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, già approvato dalla Camera. Il ddl ha ricevuto il voto favorevole di tutti i gruppi ad eccezione del gruppo Pd che si è astenuto.
Martedì 29 marzo la sen. Gallone aveva riferito sul ddl, illustrandone l’importanza in quanto “non solo affronta nuovamente, con la finalità di potenziarli, i diritti che vanno riconosciuti alle donne madri in stato di detenzione ma, soprattutto, cerca di consolidare le tutele inalienabili dovute avanti a tutto, prioritariamente, ai figli minori di queste donne”.
“L’obiettivo di questo provvedimento – ricorda la senatrice – è quello della tutela del minore ed è anche la prima risposta concreta a una volontà espressa non molto tempo fa dal ministro guardasigilli Alfano, che disse: «Mai più bambini in carcere»”.
Il provvedimento approvato innalza da tre a sei anni l’età del bambino al di sotto della quale non può essere disposta o mantenuta la custodia cautelare della madre in carcere, salvo esigenze di eccezionale rilevanza. Tra le disposizioni previste c’è anche la possibilità per le madri di scontare un terzo della pena o almeno quindici anni in case famiglia protette e istituti di custodia attenuata e la disciplina del diritto di visita al figlio infermo o gravemente malato.

 

Testo DDL n. 2568

Art. 1.

(Misure cautelari)

1. Il comma 4 dell’articolo 275 del codice di procedura penale è sostituito dal seguente:

«4. Quando imputati siano donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni con lei convivente, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, non può essere disposta né mantenuta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Non può essere disposta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, quando imputato sia persona che ha superato l’età di settanta anni».
2. Al comma 1 dell’articolo 284 del codice di procedura penale sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «ovvero, ove istituita, da una casa famiglia protetta».

3. Dopo l’articolo 285 del codice di procedura penale è inserito il seguente:

«Art. 285-bis. – (Custodia cautelare in istituto a custodia attenuata per detenute madri). – 1. Nelle ipotesi di cui all’articolo 275, comma 4, se la persona da sottoporre a custodia cautelare sia donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, il giudice può disporre la custodia presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri, ove le esigenze cautelari di eccezionale rilevanza lo consentano».
4. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano a far data dalla completa attuazione del piano straordinario penitenziario, e comunque a decorrere dal 1º gennaio 2014, fatta salva la possibilità di utilizzare i posti già disponibili a legislazione vigente presso gli istituti a custodia attenuata.

Art. 2.

(Visite al minore infermo)

1. Dopo l’articolo 21-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

«Art. 21-ter. – (Visite al minore infermo). – 1. In caso di imminente pericolo di vita o di gravi condizioni di salute del figlio minore, anche non convivente, la madre condannata, imputata o internata, ovvero il padre che versi nelle stesse condizioni della madre, sono autorizzati, con provvedimento del magistrato di sorveglianza o, in caso di assoluta urgenza, del direttore dell’istituto, a recarsi, con le cautele previste dal regolamento, a visitare l’infermo. In caso di ricovero ospedaliero, le modalità della visita sono disposte tenendo conto della durata del ricovero e del decorso della patologia.

2. La condannata, l’imputata o l’internata madre di un bambino di età inferiore a dieci anni, anche se con lei non convivente, ovvero il padre condannato, imputato o internato, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, sono autorizzati, con provvedimento da rilasciarsi da parte del giudice competente non oltre le ventiquattro ore precedenti alla data della visita e con le modalità operative dallo stesso stabilite, ad assistere il figlio durante le visite specialistiche, relative a gravi condizioni di salute».

Art. 3.

(Detenzione domiciliare)

1. All’alinea del comma 1 dell’articolo 47-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, dopo le parole: «o accoglienza» sono inserite le seguenti: «ovvero, nell’ipotesi di cui alla lettera a), in case famiglia protette».

2. All’articolo 47-quinquies della legge 26 luglio 1975, n. 354, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, secondo le modalità di cui al comma 1-bis»;

b) dopo il comma 1 è inserito il seguente:

«1-bis. Salvo che nei confronti delle madri condannate per taluno dei delitti indicati nell’articolo 4-bis, l’espiazione di almeno un terzo della pena o di almeno quindici anni, prevista dal comma 1 del presente articolo, può avvenire presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri ovvero, se non sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti o di fuga, nella propria abitazione, o in altro luogo di privata dimora, ovvero in luogo di cura, assistenza o accoglienza, al fine di provvedere alla cura e all’assistenza dei figli. In caso di impossibilità di espiare la pena nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora, la stessa può essere espiata nelle case famiglia protette, ove istituite».

Art. 4.

(Individuazione
delle case famiglia protette)

1. Con decreto del Ministro della giustizia, da adottare, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, d’intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono determinate le caratteristiche tipologiche delle case famiglia protette previste dall’articolo 284 del codice di procedura penale e dagli articoli 47-ter e 47-quinquies della legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificati, rispettivamente, dagli articoli 1, comma 2, e 3 della presente legge.

2. Il Ministro della giustizia, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, può stipulare con gli enti locali convenzioni volte ad individuare le strutture idonee ad essere utilizzate come case famiglia protette.

 

Art. 5.

(Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dalla realizzazione di istituti di custodia attenuata di cui all’articolo 285-bis del codice di procedura penale, introdotto dall’articolo 1, comma 3, della presente legge, pari a 11,7 milioni di euro, si provvede a valere sulle disponibilità di cui all’articolo 2, comma 219, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, compatibilmente con gli effetti stimati in termini di indebitamento netto.

 

 

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